L’egemonia culturale dei numeri

Una somma di numeri singoli non formano un insieme collettivo. I parametri finanziari come strumento supremo. Basati sui numeri e sulle percentuali. Un ordine definitivo. Uno spettacolo di feroce concorrenza per stare un passo avanti agli altri. Una lotta democratica per accaparrarsi le briciole cadute dal tavolo del consumo. Nella piattaforma del miracolo i conti devono tornare. In lista d’attesa i numeri si trovano bene. Diretti dove? Trovare la destinazione e il modo di raggiungerla è la parte più difficile del miracolo…

I numeri parlano da soli e non hanno bisogno di essere giustificati. Sovraordinati all’economia, constatano. Sostituiscono la politica, gli ideali, le passioni. Operano calcoli, senza porsi come obiettivo la gioia delle persone. Sul concetto di spread, sul binario del PIL. Eliminano l’alfabeto. Disintegrano la sintassi. Espropriano le idee.  Coniano misteriose espressioni che diventano un must per ogni famiglia. Stringono nodi inestricabili. Che indicano solo un punto d’arrivo, in cui risulta del tutto indifferente il processo e il percorso necessario per realizzarlo. Un’egemonia culturale che considera ogni approccio alternativo come inattendibile. E qualsiasi critica, seppur morbida, un estremismo…

Abbiamo un cuore pallido fatto di numeri e battiti accelerati. Spinti tanto dal denaro quanto dalla sua mancanza.  Siamo così oggetto di una manipolazione che non riusciamo ad avvertire. Vivere sotto dettatura non appare il frutto di una nostra scelta. La dittatura dei numeri viene letta come un prodotto naturale del tempo. Non resta che mettere i nostri corpi sulle leve, tra le ruote dell’ingranaggio. Per fermare tutto. Avere la voglia di far diventare carne le parole. E provocare il cambiamento. Una consapevolezza attiva e disobbediente capace di fondere l’orizzonte. Scorgere nella difficoltà del compito l’inizio del lavoro. Non la fine…

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