Non accetto con condiscendenza la sovrastruttura della società che ordina il tipo di arte in cui l’artista deve essere educato. Che converte la cultura in uno strumento volenteroso. Dove la parola diventa passatempo, diversivo, debole lamentela. Un’ attività ancillare, un copia-e-incolla acritico in cui l’ homo normalis segue i suoi egoistici fini da “consapevole” ripetitore…
Sul profondo malcontento ho posto questo universo. Quello che dirà è ciò che farà, e non gli verrà dettato. Spetta a voi ricercarlo e successivamente sceglierlo. E’ un atteggiamento. Una gaia potenzialità e un piacere delizioso. Una dirompenza rivoluzionaria libera dalla cultura che la determina. Che ha il potere di ribellarsi al proprio creatore. Un modo diretto di entrare a far parte del meccanismo della conoscenza. Serve a ricordare che apprendere non è soltanto ricevere informazioni provenienti dall’ambiente esterno distillate dai fatti grazie a qualche forma di aggregazione magnetica. Forse non sono nessuno. Ma il mio popolo lo trovo ovunque. La mia parola la custodisco in silenzio. Ed il mio silenzio è aperto a tutti…
