Erit complicità.
Niente avrebbe spezzato l’incantesimo di quell’istante. Per una frazione di secondo mi chiesi se, vedendola dormire, ci fosse stato qualcosa in passato che avesse eguagliato quell’intensità. Quantomeno scalfito quell’inebriante e impetuosa corrente, quell’agreste pendenza rapida d’insolito fiume. La carne riesce a cavarsela senza una spiegazione, offre scarsa resistenza alla pregiata e raffinata pressione della gentilezza. Siamo nel prevedibile appena credibile, che rasenta la contingenza sul delicato e soffuso piano del favorevole incredibile. Il miracolo è mettere a contatto due menti senza riuscire a vedere nulla di sbagliato l’una nell’altra. Dove penetranti tenerezze toccano con la punta delle dita le commosse forme del risveglio…
La complicità è l’unico modo che conosco di arrendermi. E quando succede, niente è stato fatto, e tutto ricomincia. Mai da capo…
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