Erit Mezzogiorno.
Mi sento ristretta in una prigione che ha mura e sbarre piene di pregiudizio. L’autorità che disegnò tale sistema di potere scese dal Nord. Io lo subii e lo accettai. Entrambi ci convincemmo che era giusto. Sono subordinata a una condizione che fa comodo a molti e alla stessa idea che ho di me. Sono stata privata della mia ricchezza, della capacità di reagire, della consapevolezza di me, della mia memoria. Ma sono ancora qui. Piena di risorse e riboccante di bellezza…
Mentre un mare di collera percorre un territorio animato da intelligenze coraggiose perdenti e isolate…
Voglio ricominciare. Scommettere su me stessa. Sui miei figli. Sulle mie figlie soprattutto. Sui miei sacrifici. Sulle qualità della mia gente. Tornare a combattere. Darmi obiettivi ambiziosi. Programmare. Scrollarmi di dosso le paure. Ribellarmi. Spezzare quel patto scellerato tra classe dirigente affaristica e organizzazioni criminali. Rompere gli indugi. Liberarmi. Non voglio sbalordire nessuno viaggiando a trecento chilometri all’ora, voglio invece abolire i treni che viaggiano a cinquanta chilometri all’ora…
Voglio evadere da qui. Cercare il sibilo delle stelle cadenti nel silenzio invaso di luce, parlare con gli alberi, e innamorarmi di nuovo. Sono sola. Insieme a un intero popolo…
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