Vengo meglio mossa. Quando assemblo tratti dispersi e imbottigliata nel traffico dei pensieri, stappo la fantasia. Dove si crede che una certa cosa è possibile, si discopre quell’audace immaginazione che ti vuole bene per come ti pensa e non per come ti vede. Quello che c’è da salvare non è il principio del giusto, ma è la giustizia. Allora chiudo la bocca per poter parlare, spodesto la ragione e cambio colore al conformismo. Penetro quest’aura boreale come un incontro erotico con una identità invisibile, nella regione creativa che sfoglia errori e dissolve ordini. Dove nulla rimane uguale a se stesso affondo la mia erezione. Comprendo le tue labbra, sospendo il respiro, riemergo. E vengo meglio…
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