Ci sono idee che uniscono le persone altre che, ancor prima di dividerle, le distinguono. Non possiamo prescindere dagli altri, con i quali (con)dividiamo e (con)viviamo parti del nostro mondo. Erit ha un concetto drammatico della vita, e romantico: fa della vita degli altri, la vita propria. Non ama rarità e fenomeni di scarsa frequenza. Non la riguarda ciò che non giunge profondamente alla sua sensibilità. Per trovare un equilibrio in questa questa fase storica assuefatta al profitto, il nostro sguardo non può rimanere inerte. Erit sostiene l’insubordinazione delle parole. Perché siano rese le lotte alle lotte. Riprenderci le parole, significa tornare a trattare le cose come cose, e le persone come persone. Si tratta di sviluppare la consapevolezza dell’inevitabilità dei conflitti. Non il conflitto, ma i conflitti. La parola rinasce come una casa collettiva, un fremito che abita una possibilità in più, inventando e costruendo. Lavorare sulla crescita generale della conoscenza, sull’onestà dello scambio. Battersi per un’etica quotidiana, elementare e umile, che possa scorrere anche dentro e accanto a chi è profondamente diverso da noi…
Ché la parola ritrovi la sua forza, la sua capacità di agire, di trasformare gli uomini