Accoccolato su un giardino di cristallo intriso di pioggia sottile. Nel ventre rotolano immagini presenti, lontane e sperdute. Frammenti di specchi riflettono spazi artificiali. Sul mio tavolo gerani rigogliosi e corde. Corde incapaci di stringere. Nella bellezza delle notti senza mattino e dei giorni senza luce. Lontano dai rumori e dalla gente. Cerco il popolo e la sua corrente. Il popolo e la sua scossa. L’infinito e il suo profumo. E allora la montagna. Faticosa salita. La volontà che bagna il sentiero. Bacche brune e lucenti, foglie ovate, fiori bruni ascellari. Polvere e arroganza. Pietre e parole. Il poco che basta. Il molto che offre. La realtà è l’arte del cambiarla
