Credo che la parola sia un mezzo di espressione, e non un mezzo di distribuzione. Non considero la cultura un’adorabile idiota eterodiretta incapace di discernimento, esasperata dallo sviluppo ingordo e divorante del sistema mediatico. Sono estraneo alle semplificazioni, amo la semplicità. Non mi attrae uno schermo deformante in cui rispecchiarsi all’infinito…
Il ragionamento non è questione di posizioni. Nasce da situazioni che provano piacere nel configurarsi. Sostiene che nelle giunture e nell’ascolto vi siano le prime manifestazioni culturali di ogni comunità civile. E quando cerca di trasmettere emozioni lo fa senza modificarle, impacchettarle, ridurle a delle seducenti istantanee. Le mie parole non sono universali, sono filantrope. E sono discutibili, come tutti i giudizi umani…