Voteremo con la stessa legge elettorale delle elezioni del 2018, il Rosatellum. Un sistema proporzionale “a trazione” maggioritaria leaderistica…
L’assenza di generali regole di formazione delle liste, favorisce la negoziazione delle candidature, e facilita il compito delle segreterie di partito…
Se si vuole garantire l’elezione, basta collocare coloro che s’intendono agevolare nelle parti alte delle liste bloccate o nei vari collegi “sicuri”…
Un meccanismo elettorale adattato alla composizione del Parlamento dopo che la legge Costituzionale del 2020 ha ridotto il numero dei parlamentari e parificato l’elettorato attivo per Camera e Senato a 18 anni…
Con il “taglio” avremo un aumento del rapporto (da all’incirca 96mila a 151mila) del numero di abitanti per deputato e (da all’incirca 188mila a 302mila unità) per senatore…
Resta la possibilità di stringere coalizioni tra liste di partiti senza avere un programma in comune. Non si deve prestare particolare attenzione all’idoneità, al valore e al radicamento territoriale dei candidati…
Un sistema che offre maggiore visibilità ai candidati nei collegi uninominali e soprattutto ai leader delle forze politiche, a fronte di un sostanziale anonimato della generalità degli eletti specie nei collegi plurinominali…
E che ha visto e vede come leader, perlopiù, gli stessi capipartito con le loro segreterie. Il risultato è un consolidamento di taluni tratti “arbitrari” all’interno delle stesse formazioni politiche…
Si indeboliscono, da un lato, “le basi” delle stesse forze partitiche, e si acuiscono, dall’altro lato, ancora di più le distanze degli elettori dalla sfera di governo…
Un fare all’italiana che, ricercando la governabilità, ha sbiadito la qualità del mandato rappresentativo, e più in generale minato la credibilità del quadro democratico…