Para-pa-zum!

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Da un uncino con avvolgimento antiorario sovrastante verticalmente un puntino, cosa ci si può aspettare?

Puntino si avvicinò al focolare, prese la legna, scelse quella meno umida e cominciò a preparare il fuoco. Mise i ciocchi più grandi in posizione verticale, li sistemò in modo tale da formare un triangolo con l’apice rivolto verso l’alto, poi prese un foglio di giornale e lo infilò sotto una cascata di fascine…

Prelevò un fiammifero dalla scatola, alzò lo sguardo verso Uncino, strinse lo stelo fra le dita, sfregò la sua capocchia ricoperta su una superficie ruvida e, para-pa-zum! Un’espressione poco generica di riconoscimento dell’esistenza altrui accese quella notte…

Lei era bella, di una bellezza intoccabile, quasi lontana. Si conobbero in un giorno che ancora non sapeva di esistere, in un luogo imprecisato, in un’epoca di passaggio. Puntino e Uncino si accorsero che quando stavano con lei faceva meno freddo, e ogni cosa che li attraeva o sbigottiva era a portata di mano…

Iniziarono a frequentarsi. I giorni scivolavano così, uno dietro l’altro, uno pieno dentro l’altro, reciprocamente collegati secondo una linea unitaria di progresso comune. Una storia costruita pezzo a pezzo, fatta di brani e di tempi incompiuti. Di un’audacia eccessiva. Di gesti leggeri. Una retta all’infinito che sussurrava domande, che interrogava il denaro, la vita, il tempo…

Attorno a loro sfilavano le mode, i luoghi comuni, le tradizioni, e il vento. Quella, come tutte ma più di tutte, fu una notte fatta anche di Sogni. Uno stuolo di stelle ribellanti generò la notte lumeggiata da tutte le notti, quella che aveva imparato a far da sé e mirava a un mondo migliore…

Quella notte fece sì che Uncino e Puntino rovesciarono lo status quo, e divennero amo…

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