La protesta muta

Ha vinto l’astensionismo. Malgrado l’elevata posta in gioco, i ripetuti appelli per la partecipazione, la concezione del voto non solo come diritto, ma anche come dovere, 16 milioni di italiani hanno disertato le urne…

Il simbolo del malessere raccoglie il 36% dell’elettorato attivo ed è, di gran lunga, il primo partito italiano. Per il resto, tutto va come da copione. Lo spirito italiota fa il suo, e la distilleria Fratelli d’Italia produce un amaro inconfondibile da ghiacciare nel tempo. Brrr…

Nel recente rapporto sulla situazione del Paese, Il Censis osserva come l’84% degli italiani non ha fiducia nei partiti politici, il 60% è insoddisfatto di come funziona la nostra democrazia, il 64% è convinto che la voce del cittadino non conti nulla…

Ma questi dati non sembrano realmente interessare ai politici italiani. Li considerano ormai fisiologici. Così come i tre lavoratori che, ogni giorno, nel nostro caro Belpaese, muoiono lavorando…

Di solito l’astensionismo viene letto come disinteresse, sfiducia, disincanto. Penso, di converso, che sia soprattutto una questione di rassegnazione. Perché nonostante la portata del fenomeno, la protesta rimane sorprendentemente muta e moderata…

Non se ne trova alcuna traccia nella lettura quotidiana. Tutto sembra rientrare nell’alveo della democrazia parlamentare, alimentando tutt’al più i movimenti che periodicamente decidono di assecondare il malcontento (vedi M5S nel 2018)…

È un problema culturale prima ancora che politico (continuerò a ripeterlo),  figlio di quell’acquisizione ingessata in dogmi che confonde la passione con la professione, gli orologi con il tempo, la crescita con il progresso…

La crisi della democrazia rappresentativa e partecipativa è figlia di un mondo al contrario, che ci insegna a soffrire la realtà invece di cambiarla…

Sono arrivato fin qui per scrivere un racconto. Ma un racconto per cosa? Per un cambio di rotta ideologica e un significativo riallineamento ideale. L’ impegno va tolto dalla prospettiva dell’utile, e posto nell’ambito del necessario. Costringiamoci. Il nuovo giorno comincia da qui…

(1- continua)

La protesta muta – 2

 

 

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