La sensazione del sorriso sopra l’arco dello sguardo ha un altro orizzonte rispetto a quello che mi circonda. La responsabilità è diventata disfunzionale…
Ormai delimita i campi larghi che voltano le spalle ad ogni conflitto sociale. Modelli pieni d’ombre appaiono sullo schermo e filtrano le forme e i colori. Traghettano la stabilizzazione e la spacciano come cambiamento…
Per anni mi sono detto: non adesso, più tardi. Quando vorrò mollare tutto, mi basterà richiamare alla mente il sollievo a slacciarsi le abitudini rafferme, il modo guardingo che hanno le cose di posarsi sul tempo…
Mi basterà ricordare come giorno dopo giorno le speranze si affondano attraverso le attese dentro la pelle, rivedermi mentre mi fermo per staccare le ansie dalla spugna del presente…
Pensavo che mi fosse bastato questo, per cominciare, e gli elementi eterogenei dell’identità, della pienezza, della necessità, della coerenza…
I materiali della mia vita che sembravano messi insieme quasi per caso, ammucchiati nel quadro astratto del possibile, lentamente, sarebbero tornati a prender forma. Le compagne, gli amici, qualche spessore inedito, alcuni beni perduti…
Battersi in questo Universo delle Prealpi Sognanti risponde alla necessità concreta di rifiutare il depositarsi delle insoddisfazioni lungo le giornate e gli anni…
Non venire a patti col fragile involucro del grigio e banale quotidiano che ripete l’effimero, e avvicinarmi a un mattino che per il suo contorno difforme è più difficile far quadrare con gli altri…
Insomma, vuole dire crescere senza diventare come i grandi…
P.S. La responsabilità di quanto accade non è nel sopruso affaristico, dinamico, duttile, flessibile, profondamente infiltrato nel vitale tessuto sociale ed economico di questo paese…
Ma in quella gran parte della cittadinanza che mostra una sorprendente cedevolezza e friabilità rispetto agli interessi e agli appetiti delle locali ingiustizie…