Risposta pubblica al signor Privato: “Non capisco perché dovrei dare i miei soldi a eritArt”…
Sono qui, pubblico, sui canali delle stazioni di mercato che tu forse chiameresti social. La gente attorno non capisce ma distribuisco inviti per il sito (letture, commenti, donazioni). Mi guardano tutti male: io veramente ironizzo su una situazione ridicola, che trovo ovunque…
Converrai forse che c’è una differenza tra chi chiede un euro per leggere gli articoli del grande quotidiano online e chi lo chiede per il Sogno di eritArt. E molti esperti di marketing affermano che non c’è nesso fra lo scrivere e il denaro…
Questioni di opinione. Disgraziato mestiere da sognatore: spese pagate, siti gratis, corsia preferenziale fra due ali di influencer. Il guaio di molte persone è che confondono il mestiere di scrivere con la vita da radical chic. Specie se hanno parole, frasi e discorsi che rifiutano le vetrine delle multinazionali e non declinano il capo davanti a editori che offrono paghe da fame…
Non so se per riuscire meno sgradito al pubblico e all’editore devo pagarmi la casa, le bollette, e già che ci sono l’aria. La corsia preferenziale non so cosa sia, anzi non ce l’ho mai avuta. Gli influencer mi stanno sulle palle: sottolineano uno slittamento di senso ormai generalizzato. Quanto al quotidiano, nella zona in cui vivo si ricerca tutto il giorno, solo che si chiama in altro modo, il quotidiano…
E il guaio di molte persone online è che fanno le persone online. Gli umani stanno altrove…